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Valutazione e acquisto quadri 800

Category: Pittori del 800

Gordigiani Michele

Michele Gordigiani – Maestro del Ritratto dell’Ottocento

Michele Gordigiani (Firenze, maggio 1835 – Firenze, ottobre 1909) è stato uno dei più celebri ritrattisti italiani del XIX secolo. Figlio di un noto musicista, Gordigiani si formò presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, studiando con maestri come Luigi Mussini e Giuseppe Bezzuoli. Frequentò il celebre Caffè Michelangiolo, centro del movimento Macchiaiolo, stringendo amicizia con artisti del calibro di Giovanni Fattori e Telemaco Signorini.

Dopo essersi inizialmente dedicato a temi storico-mitologici, Gordigiani trovò la sua vera vocazione nel ritratto, che gli assicurò fama internazionale. Fu apprezzato per la capacità di combinare fedeltà somatica e idealizzazione, ritraendo con maestria nobili, sovrani e intellettuali. Tra i suoi committenti si annoverano la Regina Vittoria, Vittorio Emanuele II, e Margherita di Savoia. Partecipò a prestigiose esposizioni, tra cui l’Esposizione Universale di Vienna (1873) e la Biennale di Venezia (1896). La sua abilità nel catturare l’essenza dei soggetti lo rese un artista richiesto in tutta Europa e negli Stati Uniti.

Le Opere Più Rappresentative

  • Ritratto della Regina Vittoria (1867): Un’opera simbolo della sua abilità nel ritrarre la nobiltà con grazia e precisione.
  • Ritratto della Contessa di Castiglione (1862): Iconico per l’eleganza e il fascino enigmatico della figura.
  • Ritratto di Eleonora Duse (1890): Celebre per la profondità psicologica e la rappresentazione della “Divina”.
  • Ritratto di Margherita di Savoia (1881): Giudicato dalla critica come una “tela magistrale per disegno, colore e sentimento”.

L’Eredità di Michele Gordigiani

Michele Gordigiani ha lasciato un’impronta duratura nella ritrattistica italiana ed europea. La sua capacità di rappresentare i soggetti con precisione tecnica e sensibilità artistica ha fatto di lui un cronista visivo della società dell’Ottocento. Le sue opere sono conservate in musei prestigiosi, come la Galleria degli Uffizi e la National Portrait Gallery di Londra. Gordigiani ha influenzato una generazione di pittori, tra cui suo figlio Eduardo e allievi come Arturo Faldi e Pompeo Massani.

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Grubacs Carlo

Carlo Grubacs – Maestro della Veduta Veneziana Ottocentesca

Carlo Grubacs (Perasto, gennaio 1801 – Venezia, luglio 1870) è stato un pittore dalmata, trasferitosi giovanissimo a Venezia, dove si è dedicato per tutta la vita al genere della veduta. Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Giuseppe Bernardino Bison e Giuseppe Borsato, Grubacs ha sviluppato uno stile che fonde la tradizione settecentesca con un approccio più moderno e personale.

Pur influenzato dal linguaggio vedutistico di maestri come Francesco Guardi, Grubacs ha saputo rinnovare la tradizione con una pennellata vivace e un uso libero del colore. Le sue opere, animate da piccoli personaggi e cieli limpidi, catturano una Venezia luminosa e dinamica, soddisfacendo i gusti del mercato francese e internazionale. Tra il 1868 e il 1870, ha esposto alle Promotrici Fiorentine, ampliando il suo pubblico anche in Italia centrale e meridionale. Morì a Venezia nel 1870, lasciando un’eredità che influenzò profondamente il figlio Giovanni.

Le Opere Più Rappresentative

  • Veduta del Canal Grande (1868): Una veduta dettagliata del celebre canale veneziano, con una composizione teatrale e cromatismi ricchi.
  • Il Ponte di Rialto a Venezia (1869): Una rappresentazione classica ma vivace del famoso ponte, animato da figure in movimento.
  • La Basilica di San Marco (1870): Un dipinto che cattura la magnificenza della piazza con una luce calda e dettagli intricati.
  • La riva degli Schiavoni verso San Marco: Un’opera conservata al Museo Civico di Bassano del Grappa, che mostra una prospettiva unica sulla laguna.

L’Eredità di Carlo Grubacs

Carlo Grubacs ha lasciato un segno indelebile nella pittura di veduta veneziana, unendo la tradizione settecentesca a un approccio più personale e moderno. Le sue opere sono apprezzate per la precisione prospettica e il calore atmosferico, caratteristiche che hanno influenzato il figlio Giovanni e altri artisti dell’Ottocento. La sua capacità di rinnovare il genere lo rende una figura centrale nella pittura veneziana dell’epoca.

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Grubacs Giovanni

Giovanni Grubacs – Interprete Moderno della Veduta Veneziana

Giovanni Grubacs (Venezia, ottobre 1830 – Pola, marzo 1919) è stato un pittore italiano, noto per le sue vedute prospettiche di Venezia, ereditate dal padre Carlo Grubacs ma rivisitate con una sensibilità moderna. Cresciuto sotto la guida del padre, Giovanni sviluppò uno stile inizialmente ispirato al vedutismo settecentesco, per poi approdare a un linguaggio pittorico più libero e influenzato dalle correnti veriste dell’Ottocento. Le sue opere catturano una Venezia viva e luminosa, resa unica da una pennellata vibrante e atmosfere evocative.

Nella seconda metà della sua carriera, Grubacs raggiunse un ampio successo sul mercato europeo. Tuttavia, gli ultimi anni furono segnati da difficoltà economiche e dall’isolamento, che lo costrinsero a vivere grazie alla vendita di opere rimaste invendute nel suo studio veneziano. Nonostante le difficoltà, il suo contributo alla pittura veneziana rimane insostituibile.

Le Opere Più Rappresentative

  • Acqua alta in Piazza San Marco: Una vivida rappresentazione dell’atmosfera veneziana, con una luce naturale che sottolinea il dinamismo della scena.
  • Punta della Dogana a Santa Maria della Salute: Celebre per l’innovativa resa della luce lunare che illumina la laguna con toni verdastri.
  • Piazza San Marco verso San Giorgio Maggiore: Un’opera che testimonia il passaggio dallo stile levigato del vedutismo settecentesco a una pennellata più moderna e indefinita.
  • Veduta della laguna: Un dipinto caratterizzato da un punto di vista insolito e un sapiente uso della luce per catturare l’atmosfera unica della città lagunare.

L’Eredità di Giovanni Grubacs

Giovanni Grubacs è ricordato come un innovatore della veduta veneziana, capace di unire la tradizione ereditata dal padre con una sensibilità luministica e atmosferica più moderna. Le sue opere, apprezzate in tutta Europa, rappresentano una Venezia vibrante e in continua trasformazione, lontana dalla freddezza del vedutismo classico. Sebbene il suo nome sia spesso oscurato da quello del padre, Grubacs ha saputo affermarsi con uno stile distintivo che lo colloca tra gli interpreti più interessanti della pittura veneziana dell’Ottocento.

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Grubicy De Dragon Vittore

Vittore Grubicy de Dragon – Esponente del Divisionismo Italiano

Vittore Grubicy de Dragon (Milano, ottobre 1851 – Milano, agosto 1920) è stato un pittore, incisore e critico d’arte italiano, appartenente alla corrente artistica del Divisionismo. Figlio di un barone ungherese e di una nobildonna italiana, crebbe in un ambiente colto e stimolante. Autodidatta nella pittura, Grubicy fu anche un gallerista e promotore di talenti, tra cui Giovanni Segantini, Angelo Morbelli e Gaetano Previati.

Formatosi nell’ambiente della Scapigliatura milanese, viaggiò spesso in Europa, entrando in contatto con le scuole pittoriche olandesi e fiamminghe, che influenzarono il suo approccio stilistico. Fu tra i primi a introdurre e promuovere in Italia il Divisionismo, una tecnica che applicò in pittura e nelle incisioni, sperimentando l’acquaforte e il monotipo. Affetto da gravi problemi di salute a partire dal 1900, trascorse gli ultimi anni reinterpretando le sue opere precedenti in chiave divisionista.

Le Opere Più Rappresentative

  • Mattino delicato (Terzetto tenue) (1872): Olio su tela, conservato presso la Galleria degli Uffizi, rappresenta un paesaggio di intensa delicatezza cromatica.
  • La vela (1887): Esposta al Museo civico Giovanni Fattori di Livorno, questa tela combina divisionismo e lirismo pittorico per catturare una scena lacustre.
  • Poema invernale – Tutto candore! (non datata): Conservata presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano, quest’opera esprime una visione poetica della natura innevata.
  • Mare di nebbia – Notte lunare a Miazzina (1895): Olio su tela che illustra un’atmosfera rarefatta, simbolo della sua ricerca emozionale nella rappresentazione dei paesaggi.

L’Eredità di Vittore Grubicy de Dragon

Vittore Grubicy de Dragon ha lasciato un’impronta indelebile nell’arte italiana. Fu uno dei principali promotori del Divisionismo, non solo come pittore, ma anche come critico e gallerista, contribuendo alla diffusione di questa corrente sia in Italia che all’estero. La sua visione artistica, che fondeva sensibilità emotiva e tecnica innovativa, influenzò generazioni di artisti, tra cui Carlo Carrà e Arturo Tosi. Il suo lascito include opere di straordinaria intensità, custodite in prestigiose collezioni e musei, e un contributo fondamentale al rinnovamento della pittura italiana tra Otto e Novecento.

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Hayez Francesco

Francesco Hayez – Maestro del Romanticismo Italiano

Francesco Hayez (Venezia, febbraio 1791 – Milano, febbraio 1882) è stato uno dei più importanti pittori italiani dell’Ottocento e il massimo esponente del Romanticismo in Italia. Cresciuto in una famiglia di modeste condizioni, fu affidato a una zia benestante a Milano, che lo incoraggiò a coltivare il suo talento artistico. Si formò presso l’Accademia di Venezia, dove approfondì lo studio del disegno e della pittura sotto la guida di Teodoro Matteini, per poi perfezionarsi a Roma grazie a una borsa di studio, dove fu influenzato da Antonio Canova e dai grandi maestri della pittura rinascimentale.

A Milano, Francesco Hayez trovò il suo ambiente ideale, entrando in contatto con figure di spicco come Manzoni, Pellico e Cattaneo. Nel corso della sua carriera, divenne un punto di riferimento culturale, sviluppando un linguaggio pittorico capace di unire il realismo alla sensibilità romantica. Le sue opere, spesso caratterizzate da tematiche storiche e patriottiche, riflettono il fervore risorgimentale e la volontà di costruire un’identità culturale per il nascente Stato italiano.

Le Opere Più Rappresentative

  • Il bacio (1859): Una delle opere più celebri del Romanticismo italiano. Questo dipinto, commissionato dal conte Alfonso Visconti di Saliceto, è un’ode all’amore e alla patria, con un’intensa carica simbolica legata agli ideali risorgimentali.
  • La sete dei crociati sotto Gerusalemme (1849): Questa monumentale tela racconta il sacrificio e la fede dei crociati, mescolando tensione drammatica e profondità emotiva.
  • Ritratto di Alessandro Manzoni (1841): Un capolavoro ritrattistico che cattura con straordinaria intensità l’intellettualità e la profondità dell’autore dei “Promessi Sposi”.
  • Rinaldo e Armida (1813): Dipinto durante il soggiorno romano, questa tela fonde classicismo e sensibilità romantica, dimostrando l’influenza del Canova e della grande tradizione pittorica veneta.

L’Eredità di Francesco Hayez

Francesco Hayez non fu solo un pittore, ma anche un educatore e un simbolo del Romanticismo italiano. Il suo lavoro all’Accademia di Brera contribuì alla formazione di una nuova generazione di artisti e al consolidamento di un’estetica nazionale. I suoi dipinti, carichi di significati simbolici e patriottici, riflettono le aspirazioni e i valori del Risorgimento. Attraverso le sue opere, come il celebre Il bacio, Hayez ha saputo coniugare il bello ideale con la rappresentazione della realtà, diventando un emblema dell’arte italiana ottocentesca. La sua capacità di unire narrativa storica, sentimenti patriottici e profondità psicologica lo rende una figura centrale nella storia dell’arte europea.

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Induno Domenico

Domenico Induno – Maestro della Pittura di Genere del XIX Secolo

Domenico Induno (Milano, maggio 1815 – Milano, novembre 1878) è stato un pittore italiano noto per il suo contributo alla pittura di genere e per i temi domestici e sociali che hanno caratterizzato le sue opere. Allievo di Francesco Hayez presso l’Accademia di Brera, inizia la carriera con opere di pittura storica e sacra, ma si afferma soprattutto per la rappresentazione di scene intime e patetiche. La sua carriera è segnata da successi in mostre nazionali e internazionali, con committenze da parte di nobili e reali, tra cui Vittorio Emanuele II.

Durante i moti del 1848 si rifugia in Svizzera e Firenze, dove approfondisce il legame con i temi sociali e popolari. La sua pittura, intrisa di sentimenti e realismo, ha influenzato profondamente il gusto dell’epoca.

Le Opere Più Rappresentative

  • Pane e lagrime (1854): Rappresentazione toccante della povertà, acquistata da Hayez e presentata a Parigi.
  • Al cader delle foglie (1859): Celebre opera che ritrae scene domestiche con grande intensità emotiva.
  • Bollettino di Villafranca (1860): Tela celebrativa del Risorgimento italiano, eseguita in diverse versioni, tra cui una per Vittorio Emanuele II.
  • Scuola di sartine (1865 ca.): Scena di vita quotidiana che illustra con delicatezza il lavoro femminile.

L’Eredità di Domenico Induno

Domenico Induno è considerato uno dei maggiori interpreti della pittura di genere italiana. Le sue opere riflettono le trasformazioni sociali del XIX secolo, documentando la vita quotidiana con sensibilità e realismo. La sua influenza si estende anche alla pittura risorgimentale, rendendolo un artista chiave della sua epoca. I suoi dipinti continuano a essere apprezzati per la loro capacità di raccontare storie universali attraverso dettagli minuti e profondi sentimenti.

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Induno Gerolamo

Gerolamo Induno – Pittore e Patriota del Risorgimento Italiano

Gerolamo Induno (Milano, dicembre 1825 – Milano, dicembre 1890) è stato un celebre pittore e patriota italiano. Allievo dell’Accademia di Brera sotto Luigi Sabatelli, iniziò esponendo opere narrative e luminose, per poi farsi interprete della stagione risorgimentale. Partecipò attivamente ai moti del 1848 e alla difesa della Repubblica Romana, esperienze che influenzarono profondamente la sua arte. Conosciuto come “pittore-soldato”, documentò eventi storici e battaglie con uno stile intenso e dettagliato, ottenendo riconoscimenti in Italia e all’estero.

Le sue opere spaziano dalla pittura storica al genere, fino a tematiche intime borghesi. Fu protagonista delle esposizioni più prestigiose dell’epoca, tra cui l’Esposizione Universale di Parigi e quella di Vienna, e collaborò a grandi progetti decorativi come il sipario del teatro di Gallarate.

Le Opere Più Rappresentative

  • La partenza del garibaldino (1860): Un’opera simbolica del Risorgimento, esposta presso la Fondazione Cariplo, Milano.
  • Triste presentimento (1862): Dipinto che combina sentimento patriottico e intimità borghese, conservato alla Pinacoteca di Brera.
  • La battaglia della Cernaia (1855): Commemorazione della campagna di Crimea, esposta nelle Gallerie d’Italia, Milano.
  • Un antiquario (1889): Scena vivace e dettagliata che illustra il gusto tardo ottocentesco, esempio della sua pittura di genere.

L’Eredità di Gerolamo Induno

Gerolamo Induno è ricordato come uno degli artisti più rappresentativi del Risorgimento italiano. La sua capacità di combinare pittura storica e di genere ha offerto una narrazione visiva delle vicende politiche e sociali dell’epoca. Le sue opere continuano a essere apprezzate per la loro intensità emotiva e precisione storica, rendendolo una figura chiave nell’arte italiana del XIX secolo.

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Inganni Angelo

Angelo Inganni – Maestro della Veduta Realistica nel Romanticismo Italiano

Angelo Inganni (Brescia, novembre 1807 – Gussago, dicembre 1880) è stato un pittore italiano rinomato per le sue vedute urbane e scene di vita quotidiana, che combinano l’accuratezza documentaristica con il fascino romantico. Dopo aver appreso i rudimenti della pittura nella bottega del padre, si formò presso l’Accademia di Brera sotto la guida di maestri come Giovanni Migliara e Francesco Hayez. La sua carriera decollò a Milano, dove divenne celebre per i suoi panorami urbani che catturano l’essenza della vita lombarda del XIX secolo.

Le sue opere, ricche di dettagli e di vivaci rappresentazioni di figure popolari, documentano una Milano pre-industriale, evocando al contempo le trasformazioni sociali e culturali del periodo. Tra i suoi progetti più significativi figurano gli affreschi della Chiesa di San Marco e della cupola di San Carlo al Corso a Milano.

Le Opere Più Rappresentative

  • Il laghetto di San Marco (1835): Iconico dipinto che rappresenta la Milano del tempo con vivide prospettive e dettagli.
  • Deposizione (1849): Olio su tela conservato presso la Chiesa delle Madri Canossiane di Magenta, che evidenzia la sua maestria nella pittura religiosa.
  • Contadino che accende una candela con un tizzone (1850): Opera custodita presso la Fondazione Cariplo di Milano, un omaggio alla semplicità della vita rurale.
  • San Bartolomeo (1860): Affresco nella Chiesa di Santa Maria in Silva, Brescia, che testimonia il suo contributo all’arte sacra.

L’Eredità di Angelo Inganni

Angelo Inganni ha lasciato un’importante eredità come cronista visivo delle città lombarde e della vita quotidiana dell’epoca. Le sue opere offrono una testimonianza storica unica e continuano a essere apprezzate per il loro valore artistico e documentario. Il suo stile, caratterizzato da una prospettiva precisa e da un uso attento della luce, ha influenzato molti pittori contemporanei e successivi.

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Irolli Vincenzo

Vincenzo Irolli – Maestro del Sentimentalismo nella Pittura Partenopea

Vincenzo Irolli (Napoli, settembre 1860 – Napoli, novembre 1949) è stato un pittore italiano noto per la sua tavolozza vibrante e per la capacità di trasmettere emozioni attraverso scene di vita quotidiana. Formatosi presso la Accademia di Belle Arti di Napoli, fu allievo di Gioacchino Toma e Federico Maldarelli, influenzato inizialmente dalle opere di Francesco Paolo Michetti. Partecipò a numerose esposizioni nazionali e internazionali, tra cui la Biennale di Venezia e il Salon di Parigi, guadagnandosi una notevole reputazione all’estero, dove fu celebrato come “il pittore del sole”.

Nonostante il successo internazionale, la critica italiana, soprattutto quella delle avanguardie, non apprezzò appieno il suo stile tradizionalista e decorativo. Rimase fedele alla sua visione artistica, caratterizzata da un uso audace del colore e da soggetti che spaziavano dai ritratti ai temi religiosi e di genere.

Le Opere Più Rappresentative

  • Sogno di primavera (1887): Conservato presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano, rappresenta la poetica luminosa e vibrante dell’artista.
  • Prima Comunione (Trieste, Museo Civico Revoltella): Un esempio della sua sensibilità per temi religiosi e intimi.
  • Primavera: Esposto al Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli, è un omaggio alla bellezza della natura e alla delicatezza della giovinezza.
  • Il caffè Florian a Venezia: Presso la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, cattura l’eleganza e il fascino della vita veneziana.

L’Eredità di Vincenzo Irolli

Vincenzo Irolli ha lasciato un segno indelebile nella pittura partenopea con la sua capacità di immortalare scene di vita quotidiana, ritraendo bambini, donne e famiglie con un linguaggio pittorico sentimentale e raffinato. La sua arte, molto apprezzata nei mercati internazionali, è ancora oggi oggetto di collezionismo. Le sue opere sono presenti in musei e collezioni private in Italia e all’estero, testimoniando il suo ruolo come interprete di un’epoca caratterizzata da profondi cambiamenti culturali.

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Joris Pio

Pio Joris: Pittore e Acquarellista della Roma Ottocentesca

Vita e Formazione di Pio Joris

Pio Joris (Roma, 8 giugno 1843 – Roma, 6 marzo 1921) è stato un pittore, incisore e acquarellista italiano, noto per la sua capacità di combinare il verismo con una tecnica pittorica vivace e raffinata.

Fin da giovane, Joris mostrò un talento artistico precoce, frequentando l’Istituto di Belle Arti e successivamente l’Accademia di San Luca a Roma. Nel 1861, durante una visita all’Esposizione Nazionale di Belle Arti a Firenze, rimase affascinato dalle opere della scuola napoletana, in particolare dai lavori di Domenico Morelli e Filippo Palizzi. Questo incontro lo spinse ad abbandonare gli schemi accademici tradizionali per avvicinarsi a una pittura più naturalistica.

Carriera Artistica

Negli anni successivi, Joris viaggiò in Europa, soggiornando a Londra, Parigi e in Spagna, arricchendo la sua formazione e ampliando i suoi orizzonti artistici. A Roma, entrò in contatto con Mariano Fortuny, la cui influenza fu determinante nello sviluppo di uno stile personale che combinava elementi veristici con una tecnica pittorica brillante e dettagliata.

La collaborazione con il mercante d’arte parigino Adolphe Goupil gli garantì una notevole visibilità internazionale e successo commerciale. Partecipò a numerose esposizioni, ottenendo riconoscimenti significativi, tra cui la medaglia d’oro e la Légion d’Honneur al Salon di Parigi nel 1900 per opere a tema religioso.

Opere Principali di Pio Joris

  • “La Siesta” (1893): Un acquarello che raffigura una scena di riposo pomeridiano, evidenziando la maestria di Joris nell’uso della luce e del colore.
  • “Processione ad Assisi”: Un dipinto che cattura l’atmosfera spirituale e la partecipazione popolare durante una processione religiosa.
  • “La Lettrice”: Opera che ritrae una giovane donna immersa nella lettura, esemplificando l’attenzione di Joris per i dettagli e l’introspezione psicologica dei soggetti.

Eredità Artistica di Pio Joris

Pio Joris è riconosciuto come uno dei principali esponenti della pittura italiana del tardo Ottocento, capace di coniugare la tradizione verista con un tocco personale e innovativo. Le sue opere, caratterizzate da una vivace resa cromatica e da una profonda sensibilità per le scene di vita quotidiana, continuano a essere apprezzate per la loro qualità artistica e il loro valore storico.

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