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De Maria Mario

Mario De Maria: Pittore Simbolista e Architetto Italiano

Mario De Maria,  noto anche con lo pseudonimo di Marius Pictor (Bologna, 9 settembre 1852 – Bologna, 18 marzo 1924) nacque  in una famiglia aristocratica con profonde radici artistiche; suo nonno, Giacomo De Maria, era un rinomato scultore neoclassico. Inizialmente avviato agli studi musicali, Mario manifestò presto una passione per le arti visive, iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove studiò sotto la guida di Antonio Puccinelli. La sua formazione artistica fu arricchita da numerosi viaggi in Europa, che gli permisero di entrare in contatto con le avanguardie artistiche del tempo.

Opere Principali di Mario De Maria

La produzione artistica di De Maria è caratterizzata da una predilezione per i paesaggi notturni e le atmosfere lunari, tanto da essere soprannominato “il pittore delle lune” dal poeta Gabriele D’Annunzio. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “La luna ritorna in seno alla Madre Terra” (1903): questo dipinto simbolista rappresenta una visione onirica della luna che si ricongiunge alla terra, esemplificando l’interesse dell’artista per temi cosmici e misteriosi.
  • “La danza dei pavoni” (circa 1886-1890): conosciuto anche come “Eliana”, quest’opera raffigura pavoni in un contesto architettonico fantastico, evidenziando l’influenza del simbolismo europeo nella sua arte.
  • “Venezia al chiaro di luna”: un dipinto che cattura l’atmosfera magica di Venezia illuminata dalla luce lunare, riflettendo la maestria di De Maria nel rappresentare scene notturne.
  • “Brema” (1907): quest’opera raffigura un paesaggio urbano notturno, sottolineando l’abilità dell’artista nel creare atmosfere suggestive attraverso l’uso sapiente della luce e dell’ombra.

L’Eredità Artistica di Mario De Maria

Mario De Maria è riconosciuto come uno dei principali esponenti del simbolismo italiano. La sua capacità di evocare atmosfere misteriose e oniriche attraverso paesaggi notturni ha influenzato numerosi artisti contemporanei e successivi. Le sue opere sono conservate in importanti musei e collezioni private, testimoniando la sua rilevanza nel panorama artistico dell’epoca. Nel 2024, in occasione del centenario della sua morte, il Museo dell’Ottocento di Bologna gli ha dedicato una mostra commemorativa intitolata “Marius Pictor (1852-1924). Ombra cara”, celebrando il suo contributo all’arte simbolista.

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De Nittis Giuseppe

Giuseppe De Nittis: Pittore Impressionista Italiano

Giuseppe De Nittis (Barletta, 25 febbraio 1846 – Saint-Germain-en-Laye, 21 agosto 1884) è stato un pittore italiano, noto per la sua capacità di fondere lo stile dell’arte da Salon con l’Impressionismo. Fin da giovane mostrò interesse per l’arte, studiando inizialmente con il pittore locale Giovanni Battista Calò. Nel 1860 si iscrisse all’Istituto di Belle Arti di Napoli, ma fu espulso nel 1863 per insubordinazione. Nonostante ciò, continuò a sviluppare la sua arte, entrando in contatto con il gruppo dei Macchiaioli a Firenze e partecipando a diverse esposizioni.

Nel 1867 si trasferì a Parigi, dove firmò un contratto con il mercante d’arte Adolphe Goupil, producendo opere di genere destinate al mercato. Dopo un periodo in Italia, durante il quale realizzò diverse vedute del Vesuvio, tornò a Parigi nel 1872, ottenendo successo al Salon con il dipinto “Che freddo!” del 1874. Nello stesso anno fu invitato da Edgar Degas a partecipare alla prima mostra impressionista presso lo studio di Nadar. Sebbene non fosse pienamente accettato da tutti gli impressionisti, la sua partecipazione segnò un punto importante nella sua carriera.

Opere Principali

La produzione artistica di De Nittis è caratterizzata da una fusione di stili e da una notevole versatilità nell’uso delle tecniche. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “Colazione in giardino” (1883): questo dipinto raffigura una scena all’aperto, evidenziando l’abilità dell’artista nel catturare la luce naturale e l’atmosfera intima di un momento quotidiano.
  • “Westminster Bridge” (1878): realizzato durante un soggiorno a Londra, l’opera mostra l’interesse di De Nittis per le vedute urbane e la sua capacità di rappresentare l’atmosfera metropolitana.
  • “Effetto neve” (1880): questo dipinto illustra la maestria dell’artista nel rendere le condizioni atmosferiche e la delicatezza dei paesaggi innevati.
  • “Ritorno dalle corse”: l’opera cattura l’eleganza e il dinamismo della società parigina dell’epoca, con particolare attenzione ai dettagli dei personaggi e dei loro abiti.

L’Eredità Artistica di Giuseppe De Nittis

Giuseppe De Nittis è riconosciuto come uno dei più importanti pittori italiani del XIX secolo, capace di integrare influenze francesi e italiane nella sua arte. Le sue opere sono conservate in numerose collezioni pubbliche, tra cui il Musée d’Orsay a Parigi, il British Museum a Londra e il Metropolitan Museum of Art a New York. La sua città natale, Barletta, ospita la Pinacoteca De Nittis, che raccoglie molte delle sue opere, donate dalla moglie Léontine Lucile Gruvelle dopo la sua morte.

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De Tivoli Serafino

Serafino De Tivoli: Pioniere del Movimento dei Macchiaioli

Serafino De Tivoli (Livorno, 22 febbraio 1825 – Firenze, 1º novembre 1892) è stato un pittore italiano, noto per essere uno dei fondatori del movimento dei Macchiaioli.

Nato a Livorno da Abramo Samuel e Fortunata Moro, nel 1836 si trasferì con la famiglia a Firenze. Qui, insieme al fratello minore Felice, divenne allievo del pittore austro-ungarico Károly Markó il Vecchio, che lo educò ai principi neoclassici. Partecipò attivamente ai moti risorgimentali, combattendo nella battaglia di Curtatone e Montanara nel 1848 e nella difesa della Repubblica Romana nel 1849, dove conobbe Nino Costa.

Carriera Artistica

Dopo le esperienze militari, De Tivoli tornò a Firenze e fu uno dei primi frequentatori del Caffè Michelangiolo, luogo di ritrovo degli artisti che avrebbero formato il gruppo dei Macchiaioli. Influenzato dalla Scuola di Barbizon, promosse la pittura en plein air, concentrandosi sulla resa dei contrasti di luce e ombra, le “macchie”, da cui il movimento prese il nome.

Opere Significative

Tra le sue opere più note si annoverano:

  • “Una pastura” (1859): Questo dipinto raffigura una scena pastorale con bovini al pascolo ed è considerato uno dei primi esempi della tecnica dei Macchiaioli. È conservato presso la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze.
  • “Villa Salviati” (1856): Un paesaggio che rappresenta la villa omonima, evidenziando l’attenzione dell’artista per i dettagli architettonici immersi nella natura.
  • “Lungo la Senna”: Dipinto realizzato durante un soggiorno a Parigi, mostra l’influenza della pittura francese sul suo stile.

Eredità

Serafino De Tivoli è riconosciuto come una figura chiave nel rinnovamento della pittura italiana del XIX secolo. La sua adesione ai principi della pittura dal vero e l’enfasi sui contrasti di luce hanno influenzato profondamente i suoi contemporanei e le generazioni successive di artisti.

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Duclere Teodoro

Teodoro Duclère: Paesaggista della Scuola di Posillipo

Teodoro Duclère (Napoli, 24 maggio 1812 – Napoli, 1869) è stato un pittore italiano, noto per la sua appartenenza alla Scuola di Posillipo, un movimento artistico focalizzato sulla pittura di paesaggio. Figlio di Jacques-François Théodore Duclère, un francese trasferitosi a Napoli durante le guerre napoleoniche, Teodoro mostrò fin da giovane un interesse per l’arte. Studiò sotto la guida di Anton Sminck van Pitloo, pittore olandese e fondatore della Scuola di Posillipo, del quale divenne uno degli allievi più devoti. Nel 1838, consolidò ulteriormente il legame con il maestro sposandone la figlia, Sofia.

Opere Principali

La produzione artistica di Duclère si distingue per la rappresentazione di paesaggi italiani, realizzati con una tecnica raffinata e una particolare attenzione alla luce. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “Lago di Agnano”: un dipinto che raffigura il suggestivo paesaggio del lago situato nei pressi di Napoli, evidenziando l’abilità dell’artista nel catturare le atmosfere naturali.
  • “Casale”: quest’opera rappresenta una struttura rurale immersa nel paesaggio campano, sottolineando l’interesse di Duclère per le scene di vita quotidiana.
  • “Veduta di Posillipo”: un dipinto che illustra la bellezza della costa napoletana, con una composizione equilibrata e una delicata resa cromatica.

L’Eredità Artistica di Teodoro Duclère

Teodoro Duclère è riconosciuto come uno dei principali esponenti della Scuola di Posillipo, contribuendo significativamente alla diffusione della pittura di paesaggio in Italia nel XIX secolo. Le sue opere sono conservate in importanti istituzioni museali, tra cui il Museo Correale di Sorrento e l’Accademia di Belle Arti di Napoli. La sua capacità di rappresentare con freschezza e vivacità le vedute architettoniche e le scene napoletane ha lasciato un’impronta duratura nel panorama artistico italiano.

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Faldi Arturo

Arturo Faldi: Pittore Italiano tra Storia e Naturalismo

Arturo Faldi (Firenze, 27 luglio 1856 – Firenze, 30 maggio 1911) è stato un pittore italiano noto per la sua transizione dalla pittura storica e biblica al naturalismo toscano. Studiò all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove ebbe come maestri Giovanni Muzzioli e Michele Gordigiani. Inizialmente, Faldi si dedicò a soggetti storici e mitologici, influenzato da artisti come Stefano Ussi. Tra le sue prime opere si ricordano “Giuseppe venduto a Putifarre” e “Faraone giudicato dal popolo”.

Nel 1881, con il dipinto “La trecciaiuola”, esposto al Salon di Parigi con il titolo “Paysanne d’Italie”, Faldi iniziò ad avvicinarsi allo stile dei Macchiaioli, concentrandosi su soggetti realistici e scene di vita contadina. Questo cambiamento segnò una svolta nella sua carriera, portandolo a rappresentare con maggiore frequenza paesaggi della campagna toscana e attività rurali.

Opere Principali

La produzione artistica di Faldi è caratterizzata da una varietà di opere che riflettono la sua evoluzione stilistica. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “Luna di miele”: Questo dipinto, premiato con una medaglia d’oro, è attualmente conservato presso la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
  • “Dio li accompagni”: Acquistato da Re Umberto I, quest’opera è stata donata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
  • “Inverno in Toscana”: Presentato all’Esposizione Internazionale di Berlino nel 1896, questo dipinto gli valse una medaglia d’oro.
  • “La trecciaiuola”: L’opera che segnò il suo avvicinamento al naturalismo, esposta al Salon di Parigi nel 1881.

L’Eredità Artistica di Arturo Faldi

Arturo Faldi è riconosciuto per la sua capacità di rappresentare con sensibilità e realismo la vita rurale toscana, contribuendo significativamente al movimento dei Macchiaioli. Le sue opere, apprezzate sia in Italia che all’estero, sono esposte in importanti musei e collezioni, testimonianze del suo contributo all’arte italiana del XIX secolo. Oltre alla sua attività pittorica, Faldi ricoprì ruoli accademici di rilievo, diventando insegnante e successivamente presidente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze.

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Fanelli Francesco

Francesco Fanelli: Scultore Fiorentino del XVII Secolo

Francesco Fanelli (Firenze, 17 dicembre 1577 – Parigi?, circa 1663) è stato uno scultore italiano, noto per la sua attività in Italia, in particolare a Genova, e soprattutto in Inghilterra, dove le sue opere furono molto apprezzate alla corte di Carlo I d’Inghilterra. Formatosi probabilmente nella bottega del Giambologna, Fanelli sviluppò una notevole abilità nella lavorazione del bronzo e dell’avorio.

Nel 1605, Fanelli si trasferì a Genova, dove trovò buone opportunità lavorative grazie alla sua perizia tecnica e alla cultura artistica affine al gusto locale. A Genova, collaborò con artisti come il pittore Giovan Battista Paggi e partecipò a importanti commissioni, tra cui la decorazione della cappella della Vergine nella chiesa di Nostra Signora delle Vigne e del presbiterio nella chiesa del Gesù.

Opere Principali

La produzione artistica di Fanelli è caratterizzata da una serie di opere in bronzo di piccole dimensioni, spesso raffiguranti soggetti mitologici ed equestri. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “San Giorgio e il Drago”: Una serie di statuette in bronzo raffiguranti San Giorgio nell’atto di sconfiggere il drago, apprezzate per la dinamica composizione e la raffinata lavorazione.
  • “Cavaliere Turco Attaccato da un Leone”: Un bronzo che rappresenta un cavaliere in lotta con un leone, evidenziando l’abilità di Fanelli nel catturare momenti di intensa drammaticità.
  • “Busto di Carlo II come Principe di Galles”: L’unica scultura firmata da Fanelli, datata 1640, che ritrae il giovane Carlo II; l’opera è conservata a Welbeck Abbey.

L’Eredità Artistica di Francesco Fanelli

Francesco Fanelli è riconosciuto come uno dei principali scultori italiani attivi all’estero nel XVII secolo. La sua capacità di fondere l’eleganza fiorentina con le esigenze della committenza internazionale gli permise di lasciare un’impronta significativa nel panorama artistico dell’epoca. Le sue opere sono oggi conservate in importanti collezioni, tra cui il Museo de Fundatie a Zwolle e il J. Paul Getty Museum.

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Faruffini Federico

Federico Faruffini: Maestro della Scapigliatura e del Realismo Italiano

Federico Faruffini (Sesto San Giovanni, 12 agosto 1833 – Perugia, 15 dicembre 1869) è stato un pittore e incisore italiano, noto per la sua capacità di combinare il Realismo con le tonalità vivaci e i contorni sfumati tipici della Scapigliatura.

Nato a Sesto San Giovanni, Faruffini iniziò la sua formazione artistica presso la Civica Scuola di Pittura di Pavia, sotto la guida di Luigi Trecourt. Durante questo periodo, strinse amicizia con Tranquillo Cremona, con il quale condivise viaggi di studio a Milano e Venezia, approfondendo la conoscenza dei maestri rinascimentali. La sua carriera fu caratterizzata da una continua ricerca stilistica, che lo portò a combinare elementi del Realismo con l’estetica della Scapigliatura, movimento artistico e letterario sviluppatosi in Italia dopo il Risorgimento.

Opere Principali

Tra le opere più significative di Faruffini si annoverano:

  • “La gondola di Tiziano” (1861): Questo dipinto, conservato presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano, riflette l’influenza dei maestri veneziani sul suo stile.
  • “Sordello e Cunizza”: Un’opera che illustra l’interesse di Faruffini per i soggetti storici e letterari, esposta alla Pinacoteca di Brera.
  • “Il sacrificio della Vergine al Nilo” (1865): Questo dipinto, presentato all’Esposizione di Brera, mostra la sua abilità nel trattare temi storici con un approccio realistico ed è attualmente conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
  • “La lettrice”: Conosciuto anche come “Clara”, questo dipinto evidenzia l’attenzione dell’artista per i dettagli e l’uso di colori vivaci, ed è parte della collezione della Galleria d’Arte Moderna di Milano.

L’Eredità Artistica di Federico Faruffini

Nonostante una carriera segnata da difficoltà economiche e una tragica fine con il suicidio a Perugia nel 1869, Faruffini ha lasciato un’impronta significativa nell’arte italiana del XIX secolo. La sua capacità di fondere il Realismo con l’estetica della Scapigliatura ha influenzato molti artisti contemporanei e successivi. Le sue opere sono oggi esposte in importanti musei italiani, testimonianze del suo contributo all’evoluzione dell’arte italiana.

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Fattori Giovanni

Giovanni Fattori: Maestro dei Macchiaioli e Innovatore del Realismo Italiano

Giovanni Fattori (Livorno, 6 settembre 1825 – Firenze, 30 agosto 1908) è stato un pittore e incisore italiano, considerato uno dei principali esponenti del movimento dei Macchiaioli. Nato in una famiglia modesta, si trasferì a Firenze nel 1846 per studiare presso l’Accademia di Belle Arti, dove fu allievo di Giuseppe Bezzuoli. Durante questo periodo, entrò in contatto con il gruppo di artisti che si riunivano al Caffè Michelangiolo, gettando le basi per il movimento dei Macchiaioli.

Opere Principali

La produzione artistica di Fattori è vasta e variegata, con opere che spaziano da scene di battaglia a ritratti e paesaggi rurali. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta” (1862): Questo dipinto raffigura le conseguenze della battaglia di Magenta, evidenziando l’attenzione di Fattori per i dettagli realistici e la composizione drammatica.
  • “La Rotonda di Palmieri” (1866): Un’opera che rappresenta una scena all’aperto con figure immerse nella natura, esemplificando l’approccio en plein air tipico dei Macchiaioli.
  • “In vedetta” (1872): Questo dipinto mostra un soldato a cavallo in atteggiamento di sorveglianza, riflettendo l’interesse di Fattori per i temi militari e la vita quotidiana dei soldati.
  • “Mandrie Maremmane” (1893): Un’opera che ritrae una scena pastorale nella Maremma toscana, evidenziando l’abilità dell’artista nel rappresentare la vita rurale.

L’Eredità Artistica di Giovanni Fattori

Giovanni Fattori è riconosciuto come uno dei più importanti pittori italiani dell’Ottocento. La sua adesione al movimento dei Macchiaioli e il suo impegno nel rappresentare la realtà con sincerità e profondità hanno lasciato un’impronta indelebile nell’arte italiana. Le sue opere sono esposte in numerosi musei e collezioni, testimoniando la sua influenza duratura nel panorama artistico.

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Favretto Giacomo

Giacomo Favretto: Maestro del Verismo Veneziano dell’Ottocento

Giacomo Favretto (Venezia, 11 agosto 1849 – Venezia, 12 giugno 1887) è stato un pittore italiano, riconosciuto come uno dei principali esponenti del verismo veneziano dell’Ottocento. Nato in una famiglia modesta, Favretto iniziò la sua formazione artistica nel 1864 presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di Pompeo Marino Molmenti. Durante gli anni accademici, strinse amicizia con artisti come Guglielmo Ciardi, con il quale intraprese un viaggio a Parigi nel 1878 per visitare l’Esposizione Universale. Questo viaggio influenzò profondamente la sua evoluzione artistica, arricchendo la sua tecnica e ampliando i suoi orizzonti culturali.

Opere Principali di Giacomo Favretto

La produzione artistica di Favretto si distingue per la rappresentazione di scene di vita quotidiana veneziana, caratterizzate da un vivace cromatismo e da una raffinata attenzione ai dettagli. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “La lezione di anatomia” (1873): Quest’opera, realizzata durante gli anni accademici, mette in luce l’abilità di Favretto nel rappresentare scene complesse con realismo e precisione.
  • “Vandalismo” (1880): Premiata con il Premio Principe Umberto all’Esposizione di Brera, questa tela evidenzia la maturità artistica raggiunta da Favretto e la sua capacità di trattare temi contemporanei con profondità e sensibilità.
  • “Il Liston” (1884): Conservata presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, quest’opera rappresenta una vivace scena di passeggio sul Liston veneziano, catturando l’atmosfera e l’eleganza della società dell’epoca.

L’Eredità Artistica di Giacomo Favretto

Nonostante una carriera interrotta prematuramente dalla sua morte nel 1887 a causa di una febbre tifoidea, Favretto lasciò un’impronta indelebile nell’arte italiana del XIX secolo. Le sue opere, apprezzate sia dal pubblico che dalla critica, sono oggi esposte in importanti musei e collezioni, testimonianze del suo contributo significativo al verismo veneziano e alla pittura di genere.

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Ferroni Egisto

Egisto Ferroni: Maestro del Realismo Rurale Toscano

Egisto Ferroni (Lastra a Signa, 14 dicembre 1835 – Firenze, 25 maggio 1912) è stato un pittore italiano, noto per le sue rappresentazioni della vita rurale toscana. Nato in una famiglia di scalpellini, Ferroni mostrò sin da giovane un talento artistico che lo portò a iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Qui si formò sotto la guida di maestri come Enrico Pollastrini e Antonio Ciseri, sviluppando una tecnica pittorica solida e un’attenzione particolare per i dettagli realistici.

Carriera Artistica

La carriera di Ferroni raggiunse una svolta significativa nel 1868, con la realizzazione dell’opera “Le trecciaiole”, un dipinto che ritrae donne al lavoro nell’intreccio della paglia. Questa tela fu molto apprezzata per la sua autenticità e fedeltà alla realtà. Negli anni seguenti, Ferroni espose le sue opere a importanti esposizioni nazionali e internazionali, come l’Esposizione Universale di Parigi del 1878 e l’Esposizione Internazionale di Belle Arti di Roma nel 1883.

Nonostante l’influenza dei Macchiaioli, Ferroni mantenne uno stile personale, con una tavolozza cromatica sobria e una cura particolare per la rappresentazione delle attività quotidiane della campagna.

Opere Principali

  • “Le trecciaiole”: Questo dipinto iconico raffigura donne intente nell’intreccio della paglia, sottolineando il legame tra tradizione e vita quotidiana.
  • “Alla fontana”: Una scena campestre che ritrae persone raccolte intorno a una fontana, catturando momenti di vita rurale.
  • “Ritorno dalla fiera”: Un’opera che descrive il ritorno dei contadini da un mercato, con una narrazione semplice e profonda.
  • “Inverno in Toscana”: Un dipinto che celebra la bellezza della campagna toscana nei mesi più freddi, con un tocco di lirismo.

Periodo di Crisi e Ripresa

Nel 1891, la perdita del figlio Raffaele segnò un momento di crisi personale e professionale per Ferroni, che si allontanò temporaneamente dall’arte. Tuttavia, nel 1897 riprese la sua attività creativa, partecipando alla Biennale di Venezia con nuove opere che riaffermavano il suo legame con il mondo rurale.

L’Eredità Artistica di Egisto Ferroni

Egisto Ferroni rimane una figura di spicco del realismo italiano del XIX secolo. Le sue opere, seppur in parte dimenticate nei decenni successivi alla sua morte, rappresentano una testimonianza preziosa della vita rurale toscana e continuano a essere apprezzate per la loro autenticità e profondità emotiva.

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