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Ciardi Guglielmo

Guglielmo Ciardi: Maestro del Paesaggio Veneziano

Guglielmo Ciardi (Venezia, 13 settembre 1842 – Venezia, 5 ottobre 1917) è stato un pittore italiano, riconosciuto come uno dei principali esponenti della pittura di paesaggio nel XIX secolo. Nato in una famiglia borghese, iniziò gli studi classici presso il Collegio di Santa Caterina. Nonostante le aspettative paterne di una carriera notarile, nel 1861 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove studiò prospettiva con Federico Moja e paesaggio con Domenico Bresolin. Quest’ultimo lo introdusse alla pratica della pittura en plein air, fondamentale per la sua evoluzione artistica.

Nel 1868, Ciardi intraprese un viaggio di studio che lo portò a Firenze, Roma e Napoli. A Firenze entrò in contatto con i Macchiaioli, in particolare con Nino Costa, assimilando l’uso della “macchia” e l’attenzione alla luce naturale. A Napoli frequentò la Scuola di Resina, confrontandosi con artisti come Filippo Palizzi e Domenico Morelli. Queste esperienze influenzarono profondamente il suo stile, caratterizzato da una sintesi equilibrata tra tradizione accademica e innovazione impressionista.

Opere Principali

La produzione artistica di Ciardi si distingue per la rappresentazione di paesaggi veneziani e vedute della campagna veneta, con una particolare predilezione per gli effetti atmosferici e luminosi. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “Giorno d’estate: la laguna a Mazzorbo” (1878): dipinto che cattura la quiete estiva della laguna veneziana, evidenziando l’abilità dell’artista nel rendere le sfumature cromatiche dell’acqua e del cielo.
  • “In laguna” (1880): opera che rappresenta una veduta della laguna veneziana, sottolineando l’attenzione di Ciardi per i dettagli naturalistici e gli effetti di luce.
  • “Canale della Giudecca”: scena che ritrae uno dei principali canali di Venezia, mettendo in luce la maestria dell’artista nella rappresentazione delle architetture riflettenti sull’acqua.
  • “Mattino di maggio”: dipinto che illustra un paesaggio primaverile, evidenziando la sensibilità di Ciardi per le variazioni stagionali e atmosferiche.
  • “San Giorgio”: opera che raffigura l’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, esemplificando l’attenzione dell’artista per le vedute cittadine e la loro atmosfera unica.

L’Eredità Artistica di Guglielmo Ciardi

Guglielmo Ciardi ha svolto un ruolo fondamentale nel rinnovamento della pittura di paesaggio italiana, integrando le influenze dei Macchiaioli e delle scuole napoletane con la tradizione veneziana. La sua dedizione all’insegnamento, culminata con la nomina nel 1894 a professore di “Vedute di paese e di mare” all’Accademia di Belle Arti di Venezia, ha contribuito alla formazione di numerosi artisti. Le sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private, testimoniando la sua rilevanza nel panorama artistico dell’epoca.

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Ciseri Antonio

Antonio Ciseri: Pittore Svizzero-Italiano del XIX Secolo

Antonio Ciseri (Ronco sopra Ascona, 25 ottobre 1821 – Firenze, 8 marzo 1891) è stato un pittore svizzero-italiano, noto per le sue opere a soggetto religioso e per i suoi ritratti. Nel 1833, all’età di dodici anni, si trasferì a Firenze per studiare disegno con Ernesto Bonaiuti. L’anno successivo, nel 1834, divenne allievo di Niccola e Pietro Benvenuti presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Successivamente, fu sotto la guida di Giuseppe Bezzuoli, il cui stile influenzò significativamente le prime fasi della carriera di Ciseri. Nel 1849 iniziò a impartire lezioni a giovani pittori e, col tempo, gestì una propria scuola d’arte privata. Tra i suoi primi studenti vi fu Silvestro Lega.

Opere Principali

La produzione artistica di Ciseri è caratterizzata da una notevole precisione tecnica e da un realismo quasi fotografico. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “Il martirio dei Maccabei” (1853-1863): realizzato per la chiesa fiorentina di Santa Felicita, questo dipinto raffigura il sacrificio dei sette fratelli Maccabei, evidenziando l’abilità di Ciseri nel rappresentare scene di intenso pathos.
  • “Trasporto di Cristo al sepolcro” (1864-1870): destinato al Santuario della Madonna del Sasso a Orselina, l’opera mostra una composizione equilibrata e una profonda sensibilità nella rappresentazione del dolore umano.
  • “Ecce Homo” (1870-1891): questo capolavoro, completato poco prima della sua morte, rappresenta Ponzio Pilato che presenta Gesù flagellato alla folla. L’opera è apprezzata per la sua luminosità e la trasparenza dei colori, nonché per l’intensa espressività dei personaggi.
  • “Giuseppe venduto dai fratelli” (1862-1863): questo dipinto illustra la scena biblica in cui Giuseppe viene venduto dai suoi fratelli, mettendo in evidenza la maestria di Ciseri nel rappresentare le emozioni umane.
  • “Apparizione del Sacro Cuore a Santa Margherita Maria Alacoque” (1876-1879): l’opera raffigura l’apparizione mistica del Sacro Cuore a Santa Margherita, sottolineando la devozione religiosa dell’artista.

L’Eredità Artistica di Antonio Ciseri

Ciseri ha lasciato un’impronta duratura nell’arte del XIX secolo, distinguendosi per la sua capacità di combinare la tradizione accademica con un realismo dettagliato. Le sue opere, caratterizzate da una composizione raffinata e da una notevole profondità emotiva, sono esposte in numerose chiese e musei, sia in Italia che in Svizzera. Oltre alla sua produzione artistica, Ciseri ha influenzato una generazione di artisti attraverso la sua attività didattica, contribuendo significativamente allo sviluppo dell’arte religiosa e del ritratto nel periodo.

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Conti Tito

Tito Conti: Pittore Fiorentino di Scene di Genere e Soggetti Storici

Tito Conti (Firenze, 3 settembre 1842 – Firenze, 31 gennaio 1924) è stato un pittore italiano, noto per le sue opere raffiguranti scene di genere e soggetti storici. Studiò all’Istituto di Belle Arti di Firenze, dove affinò le sue competenze artistiche. Successivamente, divenne professore residente presso il Collegio Accademico di Belle Arti di Firenze, contribuendo alla formazione di nuovi talenti artistici.

Opere Principali

La produzione artistica di Conti è caratterizzata da una notevole attenzione ai dettagli e da una raffinata rappresentazione delle figure femminili. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “La Presentazione”: dipinto che illustra una scena di presentazione in un contesto elegante, evidenziando l’abilità dell’artista nel ritrarre ambientazioni sofisticate.
  • “Il quarto d’ora di Rabelais e La musica” (1876): opera che combina elementi letterari e musicali, riflettendo l’interesse di Conti per la cultura rinascimentale.
  • “Il brindisi alla bettoliera”: scena conviviale che rappresenta un brindisi in una taverna, mostrando la capacità dell’artista di catturare momenti di vita quotidiana.
  • “L’addio”: dipinto che ritrae un momento di separazione, esprimendo profonde emozioni attraverso l’uso sapiente del colore e della composizione.
  • “Ritratto della moglie”: opera che testimonia l’abilità di Conti nel realizzare ritratti intimisti e dettagliati.
  • “Il sospetto”: scena che esplora temi di dubbio e incertezza, evidenziando la profondità psicologica dei soggetti rappresentati.
  • “Il Cantastorie”: dipinto che raffigura un narratore di storie popolari, sottolineando l’interesse dell’artista per le tradizioni orali.
  • “Il Moschettiere”: opera che rappresenta un soldato moschettiere, mostrando l’attenzione di Conti per i dettagli storici e i costumi d’epoca.
  • “Per la passeggiata” (1886): scena che illustra figure eleganti pronte per una passeggiata, evidenziando la moda e le usanze del tempo.

Tra i suoi allievi si annovera Arturo Ricci, che proseguì la tradizione pittorica fiorentina.

L’Eredità Artistica di Tito Conti

Tito Conti è riconosciuto per la sua maestria nel dipingere scene di genere e soggetti storici, con una particolare predilezione per la rappresentazione di figure femminili eleganti e ambientazioni raffinate. Le sue opere sono apprezzate per la precisione dei dettagli, la vivacità dei colori e la capacità di catturare l’essenza della società fiorentina dell’epoca. La sua clientela, composta dall’alta società fiorentina, apprezzava le raffinate gamme cromatiche e la stesura perlacea dei suoi quadri, un preziosismo pittorico che trovava gli esiti più apprezzati nella raffigurazione della figura femminile.

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Corcos Vittorio

Vittorio Corcos: Maestro del Ritratto nella Belle Époque

Vittorio Matteo Corcos (Livorno, 4 ottobre 1859 – Firenze, 8 novembre 1933) è stato un pittore italiano, celebre per i suoi ritratti realistici e per le raffigurazioni di eleganti figure femminili. Nato da Isacco Corcos e Giuditta Baquis, manifestò sin da giovane una spiccata inclinazione per l’arte. Iniziò la sua formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, sotto la guida di Enrico Pollastrini. Successivamente, tra il 1878 e il 1879, si trasferì a Napoli per studiare con Domenico Morelli. Lo stile di quest’ultimoinfluenzò profondamente le sue opere, caratterizzate da ricerche formali e riferimenti letterari.

Nel 1880, Corcos si stabilì a Parigi, dove firmò un contratto con la prestigiosa Galleria d’Arte Goupil, dedicandosi alla ritrattistica femminile e alle scene di vita cittadina. Durante il suo soggiorno parigino, frequentò ambienti artistici e culturali, esponendo regolarmente al Salon. Nel 1886, rientrò in Italia, stabilendosi a Firenze, dove si convertì al cattolicesimo e sposò Emma Ciabatti. A Firenze, entrò in contatto con intellettuali e artisti dell’epoca, realizzando ritratti di personalità come Giosuè Carducci e Pietro Mascagni.

Opere Principali

La produzione artistica di Corcos è caratterizzata da una notevole attenzione ai dettagli e da una raffinata rappresentazione delle figure femminili. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “Sogni” (1896): questo dipinto, conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, raffigura una giovane donna seduta su una panchina, con uno sguardo enigmatico e sognante, simbolo dell’emancipazione femminile dell’epoca.
  • “Ritratto di Amélie d’Orléans” (1905): realizzato per la regina Amélie del Portogallo, questo ritratto evidenzia l’abilità di Corcos nel catturare l’eleganza e la regalità dei suoi soggetti.
  • “Conversazione in giardino”: dipinto che rappresenta un gruppo di giovani donne in abiti eleganti, immerse in una conversazione in un lussureggiante giardino, esemplificando la vita mondana della Belle Époque.
  • “Autoritratto” (1913): questo autoritratto, conservato agli Uffizi di Firenze, mostra l’artista in età matura, riflettendo la sua personalità e la sua maestria tecnica.
  • “La morfinomane”: opera che affronta il tema della dipendenza, raffigurando una giovane donna in preda agli effetti della morfina, evidenziando l’interesse di Corcos per le tematiche sociali.

L’Eredità Artistica di Vittorio Corcos

Vittorio Corcos è riconosciuto come uno dei principali ritrattisti italiani della Belle Époque, capace di immortalare l’eleganza e la raffinatezza della società del suo tempo. Le sue opere, caratterizzate da un realismo raffinato e da una profonda sensibilità psicologica, continuano ad essere apprezzate per la loro bellezza e per la capacità di evocare l’atmosfera di un’epoca ormai lontana. I suoi dipinti sono esposti in importanti musei e collezioni private, testimonianze durature del suo contributo all’arte italiana ed europea.

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Costa Giovanni (Nino)

Giovanni (Nino) Costa: Pittore e Patriota del XIX Secolo

Giovanni Costa, noto come Nino Costa (Roma, 15 ottobre 1826 – Marina di Pisa, 31 gennaio 1903), è stato un pittore e patriota italiano, figura di spicco nella pittura di paesaggio dell’Ottocento. Nato in una famiglia borghese romana, mostrò fin da giovane una predisposizione per l’arte. Studiò presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove fu allievo di Vincenzo Camuccini, uno dei principali esponenti del neoclassicismo romano.

Parallelamente alla carriera artistica, Costa partecipò attivamente ai moti risorgimentali. Nel 1848 si unì alla Legione Romana di Garibaldi e, dopo la caduta della Repubblica Romana nel 1849, fu costretto a rifugiarsi nella campagna romana per sfuggire alla polizia papale.

Opere Principali di

La produzione artistica di Costa è caratterizzata da una profonda sensibilità verso il paesaggio italiano, spesso arricchito da figure umane che ne animano la scena. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “Donne sulla spiaggia d’Anzio” (1852): questo dipinto raffigura donne impegnate a caricare legna nel porto di Anzio, evidenziando l’attenzione di Costa per le scene di vita quotidiana.
  • “La battitura del grano nel territorio romano” (1854): opera che rappresenta la tradizionale attività agricola della battitura del grano, sottolineando il legame dell’artista con la campagna romana.
  • “Tramonto sull’Arno” (1861): dipinto che cattura l’atmosfera serale lungo le rive dell’Arno, mostrando la maestria di Costa nel rendere le variazioni luminose del paesaggio toscano.
  • “La ninfa del bosco” (1903): una delle ultime opere dell’artista, presentata alla V Esposizione di Venezia, che combina elementi naturalistici con suggestioni simboliste.

L’Eredità Artistica di Giovanni (Nino) Costa

Nino Costa è riconosciuto come uno dei principali esponenti della pittura di paesaggio italiana del XIX secolo. La sua arte, influenzata dal realismo e dal naturalismo, ha contribuito alla diffusione di una visione più autentica e spontanea del paesaggio, lontana dalle convenzioni accademiche. Costa ebbe un ruolo significativo anche nel movimento dei Macchiaioli, promuovendo l’osservazione diretta della natura e l’uso di macchie di colore per rendere la realtà visiva.

Le sue opere sono conservate in importanti musei e collezioni, testimoniando l’impatto duraturo del suo contributo all’arte italiana. Oltre alla produzione artistica, la sua partecipazione attiva ai movimenti patriottici del Risorgimento aggiunge una dimensione storica e civile alla sua figura, rendendolo un esempio di artista impegnato sia sul fronte culturale che politico.

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D’Ancona Vito

Vito D’Ancona: Pittore Macchiaiolo e Ritrattista Italiano

Vito D’Ancona (Pesaro, 12 agosto 1825 – Firenze, 9 gennaio 1884) è stato un pittore italiano, associato al movimento dei Macchiaioli. Nato in una famiglia ebraica benestante, si trasferì a Firenze nel 1844 per studiare all’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Giuseppe Bezzuoli. Durante questo periodo, divenne amico di Serafino De Tivoli, con il quale iniziò a dipingere paesaggi en plein air. Nel 1848, partecipò come volontario toscano alle campagne del Risorgimento.

Opere Principali

La produzione artistica di D’Ancona è caratterizzata da una transizione dall’accademismo al realismo, influenzata dal movimento dei Macchiaioli. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “Ritratto di Gioacchino Rossini” (1874): un ritratto del celebre compositore italiano, che evidenzia l’abilità di D’Ancona nel catturare l’essenza dei suoi soggetti.
  • “Nudo” (1873): un’opera che mostra l’influenza del realismo e l’attenzione ai dettagli anatomici.
  • “La suonatrice di liuto” (1858): un dipinto che raffigura una giovane donna intenta a suonare il liuto, esemplificando l’interesse dell’artista per le scene di genere.
  • “Signora in giardino” (1861): un’opera che rappresenta una donna in un ambiente naturale, riflettendo l’influenza dei Macchiaioli e l’uso della luce e del colore per creare atmosfera.

L’Eredità Artistica di Vito D’Ancona

D’Ancona è riconosciuto come uno dei membri fondatori del movimento dei Macchiaioli, un gruppo di artisti italiani che, a metà del XIX secolo, si opponeva alle convenzioni accademiche, privilegiando l’uso di macchie di colore per rappresentare la realtà visiva. La sua carriera artistica fu interrotta negli anni ’70 dell’Ottocento a causa della sifilide, che lo portò a cessare di dipingere nel 1878. Morì a Firenze nel 1884.

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Dall’Oca Bianca Angelo

Angelo Dall’Oca Bianca: Pittore Italiano tra Realismo e Simbolismo

Angelo Dall’Oca Bianca (Verona, 31 marzo 1858 – Verona, 18 maggio 1942) è stato un pittore italiano noto per le sue rappresentazioni della vita quotidiana e per le vedute urbane di Verona. Nato in una famiglia modesta, iniziò a lavorare come apprendista imbianchino, frequentando contemporaneamente corsi serali di disegno. Nel 1873 si iscrisse all’Accademia Cignaroli di Verona, dove studiò sotto la guida di Napoleone Nani. Successivamente, frequentò corsi di nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Qui entrò in contatto con artisti come Giacomo Favretto, la cui influenza si riflette nelle prime opere di Dall’Oca Bianca.

Opere Principali

La produzione artistica di Dall’Oca Bianca è caratterizzata da una transizione dal realismo al simbolismo, con una particolare attenzione alle scene di vita quotidiana e alle vedute urbane. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “Pescatori di sabbia” (circa 1884): questo dipinto raffigura lavoratori lungo le rive dell’Adige, evidenziando l’interesse dell’artista per le scene di vita quotidiana a Verona.
  • “Ave Maria, gratia plena” (1886): con questa opera, Dall’Oca Bianca vinse il Premio Principe Umberto all’Esposizione di Brera, consolidando la sua reputazione nel panorama artistico italiano.
  • “Gli amori delle anime” (1898): presentato all’Esposizione Nazionale di Torino e successivamente all’Esposizione Universale di Parigi nel 1900, questo dipinto segna una svolta simbolista nella carriera dell’artista, con influenze divisioniste evidenti nella tecnica pittorica.
  • “Piazza delle Erbe” (1903): una vivace rappresentazione della storica piazza veronese, che testimonia l’abilità di Dall’Oca Bianca nel catturare l’atmosfera urbana e la vita cittadina.
  • “Le civette” (1907): esposto alla VII Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, questo dipinto riflette l’interesse dell’artista per temi simbolisti e l’adozione di tecniche innovative.

L’Eredità Artistica di Angelo Dall’Oca Bianca

Angelo Dall’Oca Bianca è riconosciuto come uno dei principali pittori veronesi tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. La sua capacità di combinare realismo e simbolismo, insieme all’attenzione per le scene di vita quotidiana e le vedute urbane, ha lasciato un’impronta duratura nell’arte italiana. Le sue opere sono conservate in importanti musei e collezioni, testimoniando l’evoluzione stilistica e la versatilità dell’artista nel corso della sua carriera.

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De Albertis Giuseppe

Giuseppe De Albertis: Pittore e Miniaturista Neoclassico

Giuseppe De Albertis (Arona, 1763 – Gallarate, 1845) è stato un pittore e miniaturista italiano, noto per i suoi ritratti e scene di genere. Nel 1778 si trasferì a Milano, dove iniziò la sua carriera artistica, inizialmente ispirandosi alle opere di Pietro Longhi, specializzandosi in piccole scene di genere di sapore aneddotico, come balli, feste in maschera e concertini di gusto settecentesco. Nel 1782 entrò in contatto con Andrea Appiani, dal quale derivò suggestioni neoclassiche che influenzarono profondamente la sua produzione artistica, in particolare nell’ambito della ritrattistica.

Opere Principali

La produzione artistica di De Albertis è caratterizzata da una transizione dal gusto settecentesco al neoclassicismo, con una particolare attenzione alla ritrattistica e alla miniatura. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “La Famiglia del Pittore” (1817): questo dipinto, esposto all’Esposizione di Brera nel 1817, rappresenta un ritratto di gruppo della sua famiglia, evidenziando l’influenza neoclassica e la cura nei dettagli.
  • “La Lezione di Danza”: un’opera che riflette l’influenza di Pietro Longhi, raffigurante una scena di genere ambientata in un contesto settecentesco.
  • “Ritratto della Moglie”: un ritratto che mostra l’abilità di De Albertis nel catturare l’essenza dei suoi soggetti attraverso una raffinata tecnica miniaturistica.
  • “Sant’Anna con la Vergine e San Gioacchino” (1826): dipinto di soggetto religioso, esposto a Brera nel 1826, che evidenzia la sua capacità di affrontare temi sacri con sensibilità e precisione.

L’Eredità Artistica

Giuseppe De Albertis è riconosciuto come un raffinato artefice di miniature e ritratti, capace di coniugare l’eleganza neoclassica con una profonda sensibilità verso i suoi soggetti. La sua produzione artistica, che spazia dalle scene di genere ai ritratti e alle opere di soggetto religioso, testimonia una versatilità e una maestria tecnica che lo collocano tra i principali esponenti della pittura lombarda tra XVIII e XIX secolo. Le sue opere sono conservate in importanti musei e collezioni private, continuando a essere apprezzate per la loro delicatezza e precisione.

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De Albertis Sebastiano

Sebastiano De Albertis: Pittore e Patriota del Risorgimento Italiano

Sebastiano De Albertis (Milano, 14 gennaio 1828 – Milano, 29 novembre 1897) è stato un pittore italiano noto per le sue rappresentazioni di scene militari e di vita contemporanea. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per l’arte, iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, frequentò gli studi di artisti di rilievo come Roberto Focosi e i fratelli Domenico e Gerolamo Induno, dai quali trasse ispirazione per la sua futura produzione artistica.

Parallelamente alla sua formazione artistica, De Albertis fu profondamente coinvolto nei movimenti patriottici del Risorgimento. Partecipò attivamente alle Cinque Giornate di Milano nel 1848, guadagnandosi l’appellativo di “uomo dalla coperta di lana” per il suo impegno umanitario. Successivamente, prese parte alle campagne militari al fianco di Giuseppe Garibaldi nel 1859 e nel 1866, interrompendo temporaneamente la sua carriera artistica per dedicarsi alla causa dell’unità italiana.

Opere Principali

La produzione artistica di De Albertis è caratterizzata da una predilezione per le scene di battaglia e la vita militare, spesso ispirate alle sue esperienze personali. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “Pastrengo” (1884): questo dipinto raffigura la celebre battaglia del 1848, evidenziando l’abilità dell’artista nel rappresentare l’azione e il dinamismo degli scontri militari.
  • “Carica dei cavalleggeri a Montebello”: conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, l’opera illustra un episodio della seconda guerra d’indipendenza italiana, mettendo in luce il coraggio e la determinazione dei soldati.
  • “Alle corse” (1885): questo dipinto, appartenente alla Raccolta Marzotto di Valdagno, rappresenta una scena di corsa di cavalli, testimoniando l’interesse di De Albertis per la vita mondana e gli eventi sociali dell’epoca.
  • “La morte di Francesco Ferrucci a Gavinana”: l’opera ritrae l’ultimo momento del condottiero italiano, sottolineando l’attenzione dell’artista per gli episodi storici di grande rilevanza.

L’Eredità Artistica di Sebastiano De Albertis

Sebastiano De Albertis è riconosciuto come uno dei principali pittori italiani specializzati nel genere militare-patriottico del XIX secolo. La sua esperienza diretta sul campo di battaglia gli permise di rappresentare con autenticità e passione le scene di guerra, conferendo alle sue opere un valore storico oltre che artistico. Oltre alle scene militari, De Albertis si dedicò anche a temi di vita contemporanea, come le corse di cavalli e gli eventi mondani, mostrando una versatilità che arricchisce il suo corpus artistico. Le sue opere sono oggi conservate in importanti musei e collezioni, continuando a testimoniare il suo contributo significativo all’arte e alla storia italiana.

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De Gregorio (Di Gregorio) Marco

Marco De Gregorio: Pittore e Fondatore della Scuola di Resina

Marco De Gregorio (Resina, 12 marzo 1829 – Resina, 16 febbraio 1876) è stato un pittore italiano, noto per essere uno dei fondatori della Scuola di Resina. Nato a Resina, oggi Ercolano, in provincia di Napoli, De Gregorio frequentò l’Accademia di Belle Arti di Napoli dopo il 1850.Qui studiò principalmente pittura storica sotto la guida di Camillo Guerra. Nel 1858 ospitò il pittore paesaggista Federico Rossano nella sua dimora di Portici. Instaurò così una collaborazione che sarebbe stata fondamentale per la nascita della Scuola di Resina.

Patriota convinto, nel 1860 si unì alle truppe garibaldine, partecipando alla battaglia del Volturno. Dopo l’Unità d’Italia, insieme a Rossano, Giuseppe De Nittis e Adriano Cecioni, fondò la Scuola di Resina, un movimento artistico che si proponeva di rinnovare la pittura napoletana attraverso l’osservazione diretta della natura e l’adozione di una tavolozza cromatica più luminosa.

Opere Principali

La produzione artistica di De Gregorio spazia da soggetti storici a scene di genere, con una particolare predilezione per la rappresentazione della vita quotidiana e dei paesaggi campani. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “Lo Zappatore” (1873): questo dipinto raffigura un contadino al lavoro, evidenziando l’attenzione dell’artista per le condizioni dei lavoratori rurali.
  • “Mercato Arabo” (1873): realizzato dopo un viaggio in Egitto, questo dipinto testimonia l’interesse di De Gregorio per l’Oriente e le sue atmosfere esotiche.
  • “Ragazzi Egiziani”: un’altra opera ispirata al soggiorno egiziano, raffigurante giovani del luogo in una scena di vita quotidiana.
  • “Capri”: dipinto che cattura la bellezza dell’isola, esemplificando l’abilità dell’artista nel rendere i paesaggi mediterranei.

L’Eredità Artistica di Marco De Gregorio

Marco De Gregorio è riconosciuto come una figura chiave nel panorama artistico napoletano del XIX secolo. La sua adesione ai principi della Scuola di Resina ha contribuito a rinnovare la pittura locale, introducendo un approccio più realistico e una maggiore attenzione alla luce e al colore. Le sue opere, conservate in importanti musei italiani, continuano a testimoniare l’importanza del suo contributo all’arte italiana.

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