Olivero Matteo
Matteo Olivero: Pittore Divisionista delle Alpi Piemontesi
Matteo Olivero (Pratorotondo, 15 giugno 1879 – Saluzzo, 28 aprile 1932) è stato un pittore italiano, riconosciuto come uno dei principali esponenti del Divisionismo. Nato in una piccola frazione del comune di Acceglio, nell’alta Valle Maira, rimase orfano di padre in tenera età e sviluppò un profondo legame con la madre, Lucia Rosano. Nel 1896 si trasferì a Torino per frequentare l’Accademia Albertina di Belle Arti, dove studiò sotto la guida di maestri come Giacomo Grosso, Paolo Gaidano e Pier Celestino Gilardi. Durante questo periodo, entrò in contatto con il movimento divisionista, che influenzò profondamente la sua produzione artistica.
Opere Principali
La produzione artistica di Olivero è caratterizzata da una profonda attenzione alla luce e ai paesaggi alpini. Tra le sue opere più significative si annoverano:
- “Sole e neve” (1907-1909): un dipinto che cattura l’interazione tra la luce solare e il paesaggio innevato delle Alpi piemontesi.
- “Il sole a Ussolo” (1907-1908): un’opera che rappresenta il sorgere del sole su un villaggio alpino, evidenziando l’abilità dell’artista nel rendere le sfumature luminose.
- “Finì ‘d tribulè” (1902-1903): un dipinto che ritrae due uomini seduti, espressione della sua sensibilità verso le condizioni umane.
- “Primi raggi a Dronero” (1904): un’opera che mostra l’effetto dei primi raggi del sole su un paesaggio urbano, sottolineando l’importanza della luce nella sua tecnica pittorica.
Stile e Tecnica
Olivero adottò la tecnica divisionista, caratterizzata dalla scomposizione dei colori in piccoli punti o linee, per catturare la luminosità e le atmosfere dei paesaggi alpini. La sua pittura riflette un profondo legame con la natura montana, spesso rappresentata con una sensibilità che unisce realismo e simbolismo.
Eredità Artistica
Nonostante una carriera segnata da successi e riconoscimenti, Olivero affrontò periodi di crisi personale, culminati nel suo tragico suicidio nel 1932. Le sue opere continuano a essere apprezzate per la loro capacità di evocare le atmosfere delle Alpi piemontesi e per l’innovativo uso della luce e del colore tipico del divisionismo.