Markò Carlo junior
Markó Carlo il Giovane – Maestro del Paesaggio Classicista e Romantico
Károly Markó il Giovane (Pest, 22 gennaio 1822 – Mosca, 1891), anche conosciuto cone Markò Carlo Junior o Markò Carlo il Giovane, è stato un pittore ungherese che, figlio e allievo di Károly Markó il Vecchio, si distinse per il suo approccio al paesaggio, che mescolava elementi del Classicismo e del Romanticismo. Dopo aver studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Vienna dal 1836, si trasferì in Italia nel 1838 per proseguire gli studi a Firenze, dove collaborò con il padre e il fratello, il pittore András Markó. Il suo stile si ispirò inizialmente al Classicismo paterno, ma si arricchì progressivamente di influenze più moderne, come quelle della scuola di Posillipo e dei Macchiaioli, che ne segnarono l’evoluzione artistica.
Nel corso della sua carriera, Markó il Giovane espose in importanti mostre internazionali, tra cui quelle di Firenze, Milano, Genova e Livorno, e partecipò a eventi prestigiosi a Vienna e Budapest. Divenne membro onorario e professore di diverse accademie italiane, tra cui quelle di Firenze, Genova, Perugia e Urbino, formando artisti come Serafino De Tivoli e Adolfo Tommasi. Negli ultimi anni della sua vita, si trasferì in Russia, dove morì nel 1891.
Le Opere Più Rappresentative di Károly Markó il Giovane
- Paesaggio italiano (1853): Un’opera che cattura l’essenza del paesaggio toscano, con una luce calda e un’accurata resa dei dettagli naturali. Esposizione presso la Galleria nazionale slovacca.
- Paesaggio con fiume e alberi (1860): Caratterizzato da una composizione equilibrata, questa tela mette in risalto la maestria di Markó nella rappresentazione della natura, con un’attenzione particolare alla luce e all’atmosfera.
- Veduta di Firenze e le colline a ovest da San Donato (1871): Una panoramica serena della città di Firenze, che evidenzia l’abilità di Markó nel rendere l’incanto del paesaggio urbano italiano attraverso un uso raffinato della luce.
L’Eredità di Károly Markó il Giovane
L’eredità di Károly Markó il Giovane è principalmente legata alla sua abilità nel rappresentare il paesaggio in modo romantico, ma con una forte attenzione ai dettagli naturali, segno di una profonda osservazione del reale. La sua influenza si riflette nel passaggio dal paesaggismo classicista a una visione più intima e evocativa della natura, che si avvicina alla sensibilità dei Macchiaioli. La sua capacità di integrare il paesaggio con scene storiche e bibliche ha anche contribuito ad una nuova forma di narrazione visiva, dove la natura non è solo un contorno, ma parte integrante della storia raccontata. La sua scuola di paesaggio e la sua carriera internazionale hanno lasciato un’impronta duratura nella pittura paesaggistica del XIX secolo.